8 marzo: cosa festeggiamo?

casablanca-donnaPrima che lo strip dei California dream men (o dei più italiani Centocelle) e delle feste da sballo, l'8 marzo ha avuto - ha ancora e avrà sempre, ça va sans dire - motivazioni ben più profonde. Non tutte, ancora adesso, sanno che le origini di questa ricorrenza risalgono al 1908, quando a New York 129 operaie dell'industria tessile Cotton, dopo giorni di sciopero contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare, furono rinchiuse nella fabbrica dal proprietario Mr. Johnson e morirono arse dalle fiamme a causa del violento incendio divampato all'interno dell'opificio. Fu Rosa Luxemburg a proporre questa data, in ricordo della tragedia, come giornata di lotta internazionale a favore delle donne.
E' triste constatare che oggi per molte donne che hanno dimenticato le battaglie sostenute per la conquista dei diritti di cui godono adesso - il suffragio femminile arriva nel 1946, in occasione del referendum per scegliere fra monarchia e repubblica - questo giorno (che non è una 'festa', ma più propriamente la Giornata internazionale della donna, in cui si celebrano le conquiste ottenute) non è altro che l'occasione per uscire dalla routine e fare 'quello che non si riesce a fare durante l'anno'. Represse e abbrutite dal tran tran di esistenze qualsiasi, attendono l'8 marzo non per celebrare il riscatto della propria dignità ma per correre ad infilare una banconota nello slip di un giovane tutto olio e muscoli, imprenditore di se stesso, che ha colto il business e si diletta ad alimentare l'illusione di un gioco che diverte sempre meno.
E' tutto qui - mi chiedo? Animali selvatici fuggiti dalle catene in cerca di una preda che poi fanno ritorno nelle loro gabbie.
Non vogliamo altro? Non abbiamo altro da rivendicare se non la 'libertà' di una sera?
Maggiore spazio e opportunità nei ambiti lavorativi, ruoli di responsabilità, più diritti e tutele, una legge che davvero possa garantirci - con un adeguato sistema - contro abusi, violenza e femminicidio.
Ci basta uno spogliarello ogni 365 giorni per placare ogni aspirazione, ogni istanza, ogni urlo di protesta, ogni richiesta di ascolto?
Ridurre l'8 marzo a così poco non fa altro che avvalorare la tesi di chi - ahimé ce n'è di gente così - ci ghettizza, ci mette da parte, relegandoci ad un ruolo secondario, riserve da utilizzare all'occorrenza, ma pur sempre lasciate in un angolo. Spremute come limoni sul lavoro e dentro le mura delle nostre case, ridotte tout court al ruolo di governanti che solo per una sera hanno il diritto di divertirsi non andremo lontano.
Bisogna lottare e farsi valere ogni giorno dell'anno. Il rispetto non conosce calendario. Occorre dimostrare di avere le capacità e prendersi le dovute rivincite. Essere coraggiose, determinate e forti. E combattere anche e soprattutto per quelle donne a cui la dignità viene ancora negata.
Pur restando Donne - con la d maiuscola -, sempre. Consapevoli della nostra femminilità e delle doti di sensibilità e altruismo che ci caratterizzano.
Buon 8 marzo a tutte.