«Le anime sono ormai sopite? Il comico le deve risvegliare»
Andrea Perroni sbarca al “Delle Arti” con il suo spettacolo “La fine del mondo”
La risata è ancora una certezza, unica speranza per esorcizzare il futuro. Parte da qui Andrea Perroni che stasera alle ore 21:15 sarà ospite con il suo spettacolo “La fine del mondo” del Teatro “Delle Arti” nell’ambito della rassegna “Che Comico”.
Perroni, come leggere la società affrontando argomenti, anche scottanti, ma con leggerezza?
Sono figlio del teatro, vengo dal teatro che abbatte ogni barriera che prevede la verità e l’autenticità. Per verità intendo anche il metodo di scrittura che non deve essere assolutamente tradito dalla verità e dall’onesta intellettuale di un artista. Scrivo osservando quello che mi sta intorno. Analizzo lo stato attuale dell’essere umano che forse non si accorge che sta vivendo un count-down. Oggi gli influencer sono una luce. Da un lato è ammirevole riconoscere un talento ma occorre valutare diversi fattori quando si parla di talento.
Cinema e tv sono sempre stati complementari, ma i social?
La tv dipende dallo show business e si avvicina in maniera sorniona ai social e ai giovani. Anche qui occorre non generalizzare perché il mezzo social può essere una ricchezza se viene controllato e non controlla l’utente che diventa passivo.
Diversi argomenti verranno analizzati nello spettacolo ma è la creatività il filo comune...
La creatività è il lievito del nostro Paese. Il Sud ha enormi potenzialità con tutte le sue ricchezze culturali e paesaggistiche. Mi dispiace che non vedo un progetto ben definito per rilanciarlo. Parlo anche dei diversi problemi che affliggono Roma che ha diversi mancanze. Forse la disperazione che striscia nelle persone porta a cercare uno sbocco che sia una “carriera” artistica pubblicando sui social.
Lo spettatore troverà anche riferimenti all’attualità nel suo spettacolo?
Dedico un momento anche al “Superbonus”: come faccio a credere ad una proposta che non esiste in matematica? Devo credere che spendo, recupero le spese e guadagno il dieci per cento in più? Anche qui la disperazione fa cavalcare questo: il piccolo imprenditore per vendere ti propone che, per esempio, la caldaia la paghi di meno con il bonus. Non è vero: se il preventivo è 4.000 euro, ad esempio, non la paghi di meno per nulla. Lo spettacolo è quindi un work in progress continuo: un’ora e un quarto di confronto con il pubblico. Anche perché il performare è diverso a 20 anni fa.
In quale elemento?
Non rinuncio al mio talento ma so che certi mezzi, forse, non sono più efficaci. Cerco di consegnarti il messaggio in un’altra maniera. Il comico ha una enorme responsabilità, la storia ci insegna che hanno cambiato il mondo. Il comico ha una responsabilità morale verso il pubblico. La nostra grande fortuna è quella di saper smuovere dei pensieri che negli esseri umani sono sopiti e che non hanno voce e su cui, forse, per mancanza di tempo, non ci si sofferma.
Stefano Pignataro
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Perroni, come leggere la società affrontando argomenti, anche scottanti, ma con leggerezza?
Sono figlio del teatro, vengo dal teatro che abbatte ogni barriera che prevede la verità e l’autenticità. Per verità intendo anche il metodo di scrittura che non deve essere assolutamente tradito dalla verità e dall’onesta intellettuale di un artista. Scrivo osservando quello che mi sta intorno. Analizzo lo stato attuale dell’essere umano che forse non si accorge che sta vivendo un count-down. Oggi gli influencer sono una luce. Da un lato è ammirevole riconoscere un talento ma occorre valutare diversi fattori quando si parla di talento.
Cinema e tv sono sempre stati complementari, ma i social?
La tv dipende dallo show business e si avvicina in maniera sorniona ai social e ai giovani. Anche qui occorre non generalizzare perché il mezzo social può essere una ricchezza se viene controllato e non controlla l’utente che diventa passivo.
Diversi argomenti verranno analizzati nello spettacolo ma è la creatività il filo comune...
La creatività è il lievito del nostro Paese. Il Sud ha enormi potenzialità con tutte le sue ricchezze culturali e paesaggistiche. Mi dispiace che non vedo un progetto ben definito per rilanciarlo. Parlo anche dei diversi problemi che affliggono Roma che ha diversi mancanze. Forse la disperazione che striscia nelle persone porta a cercare uno sbocco che sia una “carriera” artistica pubblicando sui social.
Lo spettatore troverà anche riferimenti all’attualità nel suo spettacolo?
Dedico un momento anche al “Superbonus”: come faccio a credere ad una proposta che non esiste in matematica? Devo credere che spendo, recupero le spese e guadagno il dieci per cento in più? Anche qui la disperazione fa cavalcare questo: il piccolo imprenditore per vendere ti propone che, per esempio, la caldaia la paghi di meno con il bonus. Non è vero: se il preventivo è 4.000 euro, ad esempio, non la paghi di meno per nulla. Lo spettacolo è quindi un work in progress continuo: un’ora e un quarto di confronto con il pubblico. Anche perché il performare è diverso a 20 anni fa.
In quale elemento?
Non rinuncio al mio talento ma so che certi mezzi, forse, non sono più efficaci. Cerco di consegnarti il messaggio in un’altra maniera. Il comico ha una enorme responsabilità, la storia ci insegna che hanno cambiato il mondo. Il comico ha una responsabilità morale verso il pubblico. La nostra grande fortuna è quella di saper smuovere dei pensieri che negli esseri umani sono sopiti e che non hanno voce e su cui, forse, per mancanza di tempo, non ci si sofferma.
Stefano Pignataro
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